Allora egli si volse ai condannati, e soggiunse:
- E voi avete niente da opporre? Avete qualche cosa da domandare, che non tocchi la sentenza?
I condannati tacquero. Solamente dopo un minuto di silenzio, durante il quale si avrebbe potuto udire i battiti di tutti i cuori, Menahem gridò:
- Dio che accende i giorni nel cielo maturerà quello della vendetta.
Pilato scosse lievemente il capo, e rispose con calma.
- Se codesto giorno trovasi in un anno qualunque, il tempo non l'ha ancora segnato nel suo libro.
Un minuto dopo, l'usignuolo gorgheggiava nei giardini del palazzo, stesi ai piedi dell'Ophel e bagnati dalle acque deliziose di Enrogel; le tortorelle gemevano, il vento del mezzodì folleggiava con le fragranze della valle di Siloam, le farfalle svolazzavano, spiegando il loro scrigno di gioielli in mezzo ai fiori della corte.
Il pranzo di Pilato e del suo ospite era pronto.
IV.
L'anfiteatro di Gerusalemme era stato costrutto dal re Erode.
Il re sapeva benissimo che la legge proibiva il genere di spettacoli che vi si danno per solito. Ma egli provava questo mezzo di seduzione, come ne aveva tentato tanti altri, nobili, utili, politici, umani, per spezzare quella cerchia di bronzo, ch'estraniava gli Ebrei dalla comunanza degli altri popoli dell'Oriente e dell'Occidente. Egli fallì in questa, come in tutte le sue altre idee, troppo grandi per un popolo così incolto e così rozzo.
L'anfiteatro, al tempo di Erode, era sempre stato popolato, come lo è oggidì quello di Pilato, da spettatori venuti perfino dalla Grecia e dall'Egitto - da Damasco a Memfis, da Gaza a Tiro, - dalle città greche e romane che s'innalzano sopra il suolo dei figli di Jacob, - Cesarea, Gadara, Sephoris, Pella, Scitopoli, Hippos, Phasaelus, Tiberiade.
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Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano 1883
pagine 551 |
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