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      Un velarium tessuto di bianca lana di Bethania, a righe cremisine di lana di Sion, copriva bene o male tutto il vasto ricinto.
      La varietà di costumi degli spettatori allettava lo sguardo. Ma coloro che qualche volta nella loro vita avevano assistito ai circhi romani ed agli ippodromi greci, ove il popolo è sì gaio e rumoroso, avrebbe creduto di vedere, in quella folla così tranquilla e così seria, un'assemblea che assiste ad un processo capitale in una corte di giustizia. D'altronde quei combattimenti al cesto, quei reziarii, quei dimacheri, quegli andabati, che potevano avere di interessante per gente che si era trovata la vigilia presa in quella strana caccia che i soldati romani avevano data al popolo ebreo, trafiggendo petti, dorsi, fianchi, tagliando teste e membra, e correndo sempre innanzi, sempre innanzi, sopra feriti, morenti e cadaveri? Non c'era una famiglia ebrea che non avesse il suo lutto; donde poteva spillare la gioia? Nessuno conosceva quei combattenti, nessuno scommetteva per uno o contro uno di essi; come potevano interessarsene? Il popolo ebreo ha della sensualità per la bellezza, come tutte le razze orientali, ma non il sentimento del bello, come il Greco ed il Romano. Il popolo ebreo teme la forza ed è malfidente della destrezza; egli non l'ammira, non la coltiva, e nemmeno, a mo' dei Greci e dei Romani, l'apprezza. Come si sarebbe egli appassionato per le belle forme dei gladiatori greci, per l'ammirabile abilità di quei dimacheri italiani, i quali, pugnando di spada e di pugnale, senza armi difensive, si uccidevano a vicenda; o per l'agilità di quel reziario, e di quel mirmillone, l'uno ucciso e l'altro ferito a morte?


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Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1883 pagine 551

   





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