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      Il dolore raddoppiò il fremito della pantera. Si slanciò su Menahem, che si tirò da una parte e la punse dello schidone. Egli si divertiva ora. La pantera si mise a sgambettare pel circo. Menahem la seguì, scoccandole soltanto dei giavellotti. Voleva ucciderla sotto la loggia di Claudia. La pantera balzava urlando orribilmente, si aggrappava alle sbarre della grata12 delle bestie ed a quella che serviva di riparo agli spettatori della prima fila, i suoi sbalzi erano prodigiosi, ma ovunque trovava degli spettatori che la impaurivano. Menahem la incalzava senza ressa, incrociava i suoi salti, la spingeva, l'incalzava sempre più verso il sito ove voleva ucciderla, sbarrandole la strada, e non cessando di tormentarla coi giavellotti. Il terrore della pantera divenne demenza. Il suolo le sembrò mortale da per tutto.
      Essa mirò allora a quella parte dell'anfiteatro, che gli Ebrei avevano lasciata vuota per manifestare a Pilato il loro orrore. Menahem la rigettava verso quel sito. La pantera, ridotta all'estremo, fece un prodigioso salto. Passò al disopra delle sbarre che proteggevano gli spettatori, e venne a cadere a dieci passi da me e da Justus, vicino a Claudia. Un grido di terrore scoppiò in mezzo alla folla, ed un mortale salva chi può cominciò. Claudia si alzò in piedi, e strappò dai suoi capelli quel piccolo pugnale lungo ed affilato, di cui le Romane facevano uso per tenere confitti sulla loro testa il giro di capelli posticci che formavano torre. I centurioni, il governatore di Siria che le stava vicino, suo marito, tutti si disponevano a coprirla del loro corpo.


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Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1883 pagine 551

   





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