La gioventù di Gerusalemme mi salutava come suo capo, perchè io mi decidessi ad essere tale. La mia nascita, il partito al quale appartenevo, il mio lungo soggiorno a Roma, i miei viaggi in Grecia, in Egitto, nella Fenicia e nella Siria, in tutta l'Asia insomma, i miei gusti, le abitudini della vita, l'eleganza dei miei modi, le mie relazioni21, la mia apparente frivolità, le mie avventure, la mia ganza Maria di Magdala, che io aveva messa su come regina di Gerusalemme, tutto, incluso la mia persona, mi faceva risaltare come il punto più saliente e più risplendente della città. Era egli da stupirsi, se Cneus Priscus mi conoscesse? Nulla ostante mi sembrò che nella intonazione dolce della sua voce vi fosse una minaccia, nel suo sorriso una condanna.
Justus mi aveva seguito senza che io me ne fossi accorto. Mi trovai senza avvedermene dinanzi la casa bianca di Maria, nascosta dietro una verde cortina di tamarindi. Passando la soglia della piccola corte scoperta che precede la casa, vidi Justus.
- A proposito, gli dissi io, vieni a cenare con noi stasera. Cerca di trovare quella mala lana di Bar Abbas; ho d'uopo di distrarmi. E se Menahem è in istato di venire, magari in lettiga, conducilo teco.
Mentre dicevo queste parole, Maria, che non era ancora rientrata dal circo, si mostrò sulla porta. Justus, che partiva, si fermò come affascinato. Egli aveva forse ragione.
Quella ragazza era risplendente di bellezza. Si sarebbe detta un raggio d'aurora scolpito a donna. Uno sciame di giovanotti l'aveva accompagnata fino alla sua dimora, raccontandole mille bazzecole, coprendola di fiori, non potendola coprire di baci.
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Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano 1883
pagine 551 |
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