Io l'avevo creduta la più bella creatura della Giudea, prima di quel guizzo di donna che m'era apparso nel circo chiamando Moab, e che dominava la stessa misteriosa nebbia in cui Cneus Priscus aveva immerso il mio spirito. Maria non aveva nulla conservato del costume delle figlie della Giudea. La si era foggiata una forma di tunica e di peplum come una cortigiana greca, tagliati in una stoffa di Babilonia. Pareva una Ester acconciata dalle mani di Laide. Allorchè ella penetrò nella corte, mi sembrò che una nuvola cosparsa di stelle argentee mi si sciogliesse addosso. Mi saltò al collo. Ella era stata testimone della mia piccola scena colla pantera, e mentre tutta Gerusalemme credeva che io mi fossi sottratto ai ringraziamenti di Claudia per modestia o per noncuranza, Maria aveva pensato: È per me che egli sfugge la vista dalla superba nipote di Cesare!
- Bravo il mio leone, esclamò ella, colmandomi di carezze. Oh! come eri bello, e quanto t'amo!
Justus si precipitò al di fuori per andare in cerca di Bar Abbas. Rientrammo, ed io mi lasciai cadere sopra i cuscini di porpora. Maria s'accorse allora che ero pallido e distratto.
- Che hai, amor mio? sclamò essa. Si direbbe che t'abbi la febbre.
Raccontai a Maria le mie preoccupazioni. Ella scoppiò dalle risa.
- Abita forse la luna il tuo Romano?
- Mica d'abitudine, io imagino.
- Il bel miracolo allora ch'egli ti conosca! Ve ne sono forse due a Gerusalemme che abbiano questi occhi azzurri come il lago di Genezareth; questa pelle fina e bianca come quella delle figlie della Grecia; i capelli biondi come quelli dell'angelo che tentò Eva; questa lanugine che come un musco dorato sfiora le tue labbra ed il tuo mento; questa bocca ove il bacio nasce come la Venere dei Greci nasce dalle spume del mare; questa fronte, infine, questo tutto insieme che turba il sonno di tutte le fanciulle di Gerusalemme, e brucia il sangue di tutte le donne maritate?
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Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano 1883
pagine 551 |
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