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      - Che si appicchi dunque al suo patibolo, Pilato! Sai che sua moglie è molto bella?
      - Davvero? non me n'ero accorto.
      In quel momento Justus e Bar Abbas entrarono. Maria balzò dai miei ginocchi. Le sue donne si facevano vedere alla porta della sua stanza, onde abbigliarla per la cena.
      - Ho fame, Maria, fa presto.
      - Si parla di fame qui? chiocciolò Bar Abbas: presente! È la sola cosa di questo mondo che mi sia restata fedele.
      - E Menahem?
      - Sparito. I Galilei l'hanno portato via dal circo.
      - E Moab?
      - Anche lui sparito. Gli Esseniani l'hanno trasportato nel deserto.
      - Nessuna traccia di quella donna che sembra così innamorata di lui?
      - Che disgrazia che io non l'abbia veduta! disse Bar Abbas. Guardavo altrove; guardavo mastro Pilato divenuto bianco e verde come una foglia di ulivo. V'è della gente che ha il colorito a molle: io non cangiai la mia tinta di bronzo di Corinto, quando perdetti una scommessa di cinquecento dramme. Quella infame pantera m'ha rubato. Credevo che l'avrebbe ingojato Menahem, per far piacere alla Romana, e per l'onore delle bestie del nostro paese. Niente affatto! s'è condotta vilmente come le altre. Ah! perfino le pantere divengono lepri nel nostro paese. Le tigri adottano i costumi romani.
      - Ti spiace dunque che Menahem sia salvo?
      - Non pel denaro perduto sulla parola e che del resto pagherò con parole, ma per l'onore degli abitanti del deserto della nostra Giudea. D'ora in poi bisognerà dare la caccia agli Essenii per avere una qualche emozione. Non avremo più di feroce, in quanto agli indigeni, che i grandi sacerdoti.


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Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1883 pagine 551

   





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