L'esitazione di Cneus Priscus non durò per altro che un istante. Egli si avanzò con un sorriso sardonico che contraeva i muscoli del suo viso. E' sembrava felice del contrasto di quella gioia con ciò ch'egli aveva a dire ed a fare.
Se Cneus sapeva chi ero io, sapeva altresì ove trovarmi. Lo prevenni. Lanciandogli uno sguardo significante per indicargli quella povera donna, di cui egli stava forse per frangere, od almeno insanguinare il cuore, gli dissi:
- Siate il benvenuto, ospite mio. C'è a tavola un posto che vi aspetta.
Cneus Priscus sembrò comprendere, se pur non era commosso.
- Giuda, figlio di Simone, e' rispose, vengo io invece ad invitarti a cena da parte del procuratore, riconoscente del nobile sacrifizio di te, di cui stamane hai dato prova.
- Codesto bruto non è poi affatto un bruto, dissi in vecchio ebraico a Justus. - Poscia ad alta voce, in greco, lingua ordinaria di tutti quelli che non conoscevano il latino, usato fra gli Ebrei ed i Romani, aggiunsi: - Avevo qui dei convitati; ma essi mi perdoneranno se li lascio per obbedire all'invito del generoso straniero, che me lo invia per mezzo di colui che più sovente è il suo genio della morte.
Maria sembrava nulla comprendere; Justus divorandola dello sguardo, non capiva nulla neppur egli. Bar Abbas rispose:
- Ti auguro che quella cena non ti dia una indigestione romana.
Baciai gli occhi e la bocca di Maria senza rispondere, e seguii Cneus Priscus, che mi precedette senza salutare alcuno.
Alla porta della strada la scena mutò. I soldati che attendevano, dietro un ordine, o piuttosto un segno di Cneus, mi circondarono, ed innanzi ch'io mi avessi fatto un movimento, le braccia e i polsi m'erano legati.
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Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano 1883
pagine 551 |
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