- Dove andiamo? chiesi senza perdere il sangue freddo che mi ero imposto, che non avevo mai perduto e non perdevo mai nelle circostanze pericolose.
- Alla torre Phasaelus, rispose Cneus con un lieve sorriso. Vi sei atteso per cenare.
- È là che Pilato ti manda i resti della tavola dei suoi schiavi? domandai con aria insolente.
Cneus non m'intese forse: e' non rispose.
La città formicolava di popolo perchè le feste duravano ancora. Sotto le tende delle grandi piazze alcuni cantavano, altri giuocavano o passeggiavano al chiaro di luna. Le donne preparavano la cena e venivano a cercar acqua alle fontane, la brocca sulla spalla, chiacchierando dello spettacolo del giorno e del combattimento degli elefanti del domani. Incontrai uno dei figli di Hannah che mi riconobbe e fece un balzo di sorpresa. Gli dissi in vecchio ebraico: Sta calmo!
Dieci minuti dopo eravamo nella corte della torre di Phasaelus. Abbandonandomi nelle mani del carceriere, Cneus osservò:
- Non è precisamente a cena che il procuratore t'invita, ma e' ti offre un riposo tranquillo. In quanto alla cena, siccome qui noi non abbiamo che i resti degli schiavi, non oserei umiliarti facendoteli presentare. Buona notte, e che Venere ti dia in sogno ciò che la tua amante dà al tuo amico in realtà.
- Grazie, camerata. La tua non ha più nulla a dare; la è stata svaligiata. Tu sei più felice di me.
Fui condotto sotto la porta di un sotterraneo che s'addentrava nelle viscere della collina. Mi sentii spinto, rotolai non so quanti gradini, e mi trovai lungo disteso sopra un corpo fetido e molle urtando dei piedi, nelle tenebre, in qualche cosa che mi sembrò una carcassa, e toccando colle mani un non so che di freddo e di viscoso, che spiccò un salto al mio contatto e che doveva essere probabilmente un rospo od una lucerta.
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Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano 1883
pagine 551 |
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