Il mio cuore batteva forte. Quella mano era così soffice e così tepida, quella voce era così vellutata, che per un istante credetti toccare quelle mani delle cortigiane romane che davano il brivido allo stesso Catone, ed udire quella voce delle etaire di Corinto, che turbava la ragione di Socrate stesso.
Seguimmo diversi corridoi e passammo per alcuni atrii, scendemmo per più scale, mentre un delizioso mormorio d'acqua, cadente nelle vasche di porfido, blandiva le mie orecchie, irritava la mia sete. Ci fermammo ancora. La persona che mi accompagnava soffiò all'orecchio d'un'altra alcune parole che non potei comprendere, quantunque io conoscessi il greco. Cinque minuti dopo23, la stessa persona ritornò; disse ancora alcune altre parole nell'istessa maniera, e riprendemmo il cammino discendendo alcuni gradini e seguendo un portico; poichè l'aria che sfiorava la mia fronte era fresca. Finalmente penetrammo in una stanza la cui atmosfera calda e densa era soffocante.
- Eccoci arrivati, disse ella, che gli Dei realizzino i tuoi desiderii.
Disparve. Io restai un momento silenzioso. Poi una mano sollevò la mia benda, mentre un'altra tagliava le corde che mi martoriavano i polsi. Le corde si staccarono, la benda cadde. Io vidi. E restai abbagliato.
VII.
In quell'istesso momento, i miei amici, in casa del sagan, mi davano per perduto.
Era l'ultimo giorno della festa dei Tabernacoli, e l'ultimo delle feste del circo date da Pilato. Gli Ebrei delle provincie, venuti a Gerusalemme per la solennità nazionale, stavano per ritornare alle loro case, nella notte o all'indomani.
| |
Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano 1883
pagine 551 |
|
|
Catone Corinto Socrate Tabernacoli Pilato Ebrei Gerusalemme
|