- Lo promettete?
- Lo giuro, disse il sagan.
- Sì, replicò Bar Abbas, ma non ripetere, Hannah, codesto tuo giuramento al tuo Vicario Caifa. Questi te ne farebbe sciogliere da Pilato, effettuando tutto codesto trinceramento di se, di cui hai circondato la tua promessa. Quel gran sacerdote lì, non m'ispira nessuna confidenza. Quella figura appuntita, sopra un corpo frusto, quella faccia gialla come un limone, sopra un corpo festonato di azzurro, d'oro e di gioielli, m'ha l'aria d'essere un serpente rannicchiato nella pelle d'una volpe. Egli vende le pecore ebree ai beccai romani, i quali a loro volta gliene apparecchiano le costolette pel suo pranzo.
- È un'infamia codesta che tu dici, urlò il sagan. V'è nessun altro qui che osi ripeterla?
- Nessuno l'oserà, osservò Bar Abbas, perchè l'infamia ha un privilegio regale: poter dire tutto! Ma molti pensano come me.
- Basta così, sclamò il sagan. Sì, Giuda sarà salvo se Pilato ne ordina il supplizio pubblico. Ma non siamo abbastanza forti per demolire le sue torri. E dopo?
- Ecco ora quello che vorremmo conoscere, sagan, riprese Menahem. Che dobbiamo noi dire ai nostri fratelli della provincia per giustificare Gerusalemme della strage dei giorni scorsi?
- Che non volendo impegnare una battaglia, ma soltanto scandagliare lo spirito pubblico, contarci, riconoscerci, non avevamo preparato nè distribuito armi; che Gerusalemme è stata sorpresa, assalita improvvisamente, e vinta prima che avesse neppur cognizione dell'attacco del nemico; che Gerusalemme ha dato una larga parte di vittime, e che voi l'avete veduta nel lutto, protestare, colla fuga e colla sua assenza dagli spettacoli, contro un padrone straniero.
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Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano 1883
pagine 551 |
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