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      Claudia volle mettermi subito alla prova. Assistč mascherata al mio bagno singolare, e ritirandosi mutņ le disposizioni della cena, che doveva essere intima e semplice.
      La ritrovai gią distesa sul letto, bella come l'Ebe greca. I suoi capelli neri come la notte s'intrecciavano in una corona di rose non ancora sbocciate e scendevano in ricci sopra delle spalle ed un seno che si sarebbero detti l'Eden della voluttą. Era vestita di un velo rosa, quel tanto che bastava a rendere appetitosa l'immodestia. La si sarebbe presa per una statua greca che un Dio animava per le sue ore di frenetica ebbrezza. Si vedeva la sua carne palpitare sotto tutte le emozioni. Il suo seno dava la vertigine, meglio ancora dei suoi occhi se fosse stato possibile. Quegli occhi neri, profondi, grandi, vellutati, avevano uno splendore che ammortiva la luce ripercossa da tutto quell'oro e quelle pietre preziose. Le donne non si levavano i sandali per cenare; ma ella s'era lasciata togliere i suoi per mostrare un piede piccolo, bianco, elastico, arcano, delle gambe fine, ed il resto, sotto onde di velo, da dare i brividi a tutti i sensi. Aveva la bocca un po' grande: ma i denti scintillavano fra le sue labbra rosee e carnose, che invocavano i baci. Claudia era una di quelle donne che uccidono e che i morenti salutano con estasi: Cęsar, morituri te salutant.
      Vedendola n'ebbi come un abbarbagliamento, e per un momento mi credetti perduto; poichč bisognava esser Tiberio per domare, per rattenere, per fissare quelle belve dell'amore.


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Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1883 pagine 551

   





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