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      - Ti piacciono le ova? mi domandò Claudia, mentre una schiava egiziana ci presentava un paniere d'argento e ce ne offriva sopra un tondo dell'istesso metallo.
      - Sì, risposi io, ma ite in pulcini.
      - Peccato, replicò Claudia, perchè eccole lì che se ne vanno in canari.
      Infatti, rompendo le nostre ova di pavone, ne volò fuori un piccolo uccellino giallo, nel tempo stesso che una uccelliera s'apriva all'altra parte della sala e la riempiva d'un nuvolo d'uccelli di tutti i colori. Si sarebbe detta una pioggia di pietre preziose. Svolazzarono per un momento e poi fuggirono dalle finestre che davano sul giardino.
      Da due giorni, io non aveva nel mio stomaco che due ova; Claudia lo sapeva. Nondimeno mi limitai a sfiorare quelle vivande che avrei voluto divorare.
      - Pare che ier sera Cneus Priscus abbia avuto la inaccortezza di arrivare nella tua casa all'ora della cena, e che abbia attristato un bel visino.
      - Sì, quel povero Bar Abbas, la cui parte dritta della faccia scappa a furia per non veder la sinistra.
      - E nessun altro?
      - Ah! quell'ipocrita di Justus, forse, che mi sta sempre alla cintola, striscia sempre a me vicino, arriva sempre avanti di me, e gode le delizie che io mi sono preparate.
      - Anche del bel musino color d'ottone.
      - D'ottone! Dell'oro purificato e bronzato ai raggi del sole, vuoi dire. Una donna bianca? Andiamo, via! La nera è la schiuma della grande caldaia della creazione; la bianca è la diluzione finale, esausta; la donna dalla tinta del bronzo levigato, l'è il metallo in ebullizione, purificato, vigoroso, ricco di tutta la sua forza, di tutto il suo valore.


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Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1883 pagine 551

   





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