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      Claudia bevette soltanto qualche goccia di vecchio Cipro, rassomigliante all'oro in fusione, e del secas, ossia succo di palma. Io gustai appena quei vini capitosi, vecchi d'un secolo, di cui i Romani erano altrettanto ghiotti quanto vani.
      - Se la danza o la musica possono rallegrare questa cena, ho delle schiave che cantano e suonano così bene, che Tiberio le pagherebbe una provincia ognuna.
      - Non conosco nulla di più volgare che il diletto della musica, risposi io, alzando le spalle. La musica è come il pane: tutti ne mangiano. Cosa è al postutto il canto?
      - Diamine! il canto...
      - Perdio! è l'epilessia del sospiro, il sussulto del grido; mentre che il suono è la contorsione d'una budella di cui si è fatto un Prometeo attaccato ad un pezzo di legno.
      - Per altro, credo che la Giudea ebbe un re che suonava l'arpa.
      - Per lo appunto. Ma perchè prima d'esser re era stato capraio. Quanto a me, io non conosco che una sola musica: il bacio; e mi vi tengo, fino a quando non potrò regalarmi di quelle canzoni che un re di Siracusa si faceva cantare da dei virtuosi chiusi nel ventre d'un toro di rame arroventato.
      - Non contesto punto il gusto del tiranno di Siracusa, replicò Claudia ridendo: aveva del buono sicuramente. Ma non ammetto la musica del bacio. Un bacio l'è un cuac!
      - Sarei tentato di provarti il contrario, mi sclamai io.
      - Come! e la donna dalla faccia di pentola?
      - Non è là che sta il pericolo, dissi sospirando.
      - Ci sarebbe dunque una retroguardia? interrogò Claudia.
      - Credo che ben presto la formerà tutto l'esercito.


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Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1883 pagine 551

   





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