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Cangiai tuono.
- Questa schiava comprende ella il greco, Claudia?
- No.
- Siamo soli, dunque.
- Sì.
- Allora mi permetti di farti una domanda?
- Secondo. Ma non fa nulla, parla.
- Che cosa sono io qui?
- Ma, il mio ospite, credo, rispose superbamente Claudia.
- E dopo la cena?
- Un uomo che mi ha reso un servigio, ed a cui io lo pago.
- Grazie tante, feci io; io impresto sempre a fondo perduto. Lascierei i tesori stessi della tua bellezza ai miei schiavi, o Claudia, se mi pensassi ch'e' potessero essere un prezzo.
Claudia mi fulminò d'uno sguardo, che credetti mi profondasse nelle viscere della terra. Tacque un momento, poi mi disse:
- Ti dipingono come un uomo pericoloso, ti accusano di cospirare contro Tiberio ed il popolo romano.
- E non s'ingannano. Sì, io cospiro. Sì, io sono il più mortale nemico del tuo popolo, o Claudia, e di tuo marito; e ne ho giurato la perdita.
Claudia sorrise, e soggiunse:
- Ti ho tolto via dalla prigione della torre Phasaelus; devo allora tenerti prigione qui.
- Preferisco la torre Phasaelus.
- Ed io, questa.
- Questa mi disonora come un vile, mi fa forse sospettare come un traditore; quella m'innalza alla grandezza del Bruto del mio paese.
- Hai ragione. Non ci avevo punto riflettuto, disse Claudia con voce commossa. Noi altre donne siamo frivole. Va dunque, sei libero. Però, credimi, lascia Gerusalemme questa notte stessa. Forse non potrei salvarti una seconda volta.
- Io non lascierò punto Gerusalemme, dissi io, tocco dal cangiamento che mi rivelava un altro aspetto del carattere di quella donna.
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Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano 1883
pagine 551 |
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