Maria non aveva la tinta, in parte vera in parte presa a prestito dai cosmetici, delle cortigiane romane; ma la aveva nel suo colorito d'oro in fusione una freschezza, uno splendore, un mordente, un vigore, una giovinezza che la rendevano mille volte più seducente. Ella non aveva lo spirito, la coltura, il gusto, la grazia, il fascino morale della cortigiana greca; ma ne aveva tutta la civetteria; tutti i capricci; tutto l'imprevisto, tutte le voluttà, tutta la venustà scultoria delle forme. Era Cleopatra: quella misteriosa e tetra regina che aveva stretto il mondo due volte nelle sue braccia di bronzo, e l'aveva soffocato dei suoi baci. Maria era l'ideale della donna siriaca che possiede la taglia della palma, il color dell'aurora, gli occhi di serpente, la elasticità della tigre, la bocca che contiene un Eden di passione, sia che rida, o che morda. Questa regina di Saba ben presto adottò, dal momento che divenne libera, delle abitudini fantastiche. Sdegnò la moda delle donne ebree, pure così graziose e così semplici, e si compose un costume assiro, il quale le dava lo splendore che la notte ed il cielo azzurro danno alle stelle.
Non occorreva tanto per gettare lo scompiglio in mezzo alla gioventù ricca ed elegante di Gerusalemme. Maria l'ebbe presto tutta ai suoi piedi, mai nelle sue braccia. Giammai donna fu più fedele al suo amante amato, di quel che lo era Maria per me cui ella amava sì poco. Dovunque ella passava, tradita dai suoi profumi, dal suo seguito, dalla sua abbagliante bellezza, dai suoi adornamenti, dalla sua insolenza, dal suo riso che si sarebbe detto una cascata di perle sur un bacino d'oro, un riddare di raggi, dovunque la si mostrava, un vivo commovimento seguivala.
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Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano 1883
pagine 551 |
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