Si appostarono uno per parte alla soglia che l'altro aveva varcata, ed attesero.
La notte era fredda. Un venticello dispettoso si querelava colle foglie degli alberi, colle terrazze delle case, in una maniera piagnucolosa, stridente, paurosa come se qualche demone l'avesse minacciato, e cacciava dinanzi a sè degli immensi nugoli neri, dal portamento maestoso, che navigavano penosamente come navi ferite dalla tempesta. Questi nuvoli venivano dal sud, dal fondo del mar Morto e dal Giordano, e per conseguenza sopraccarichi di temporale. Dalla parte del nord, venendo dalle montagne di Samaria, uno sciame di nuvolette bianche ed impaurite se la svignava in fretta. Qualche stella abbastanza ardita per farsi vedere, rientrava alla presta. Centinaia di cani ululavano in lontananza, del non avere probabilmente trovato neppure una carogna nella valle dell'Hinnom. Il Cedron borbottava; perchè il suo filuccio d'acqua ed i suoi sassi si rincontravano fragorosamente dopo sei mesi d'un'estate secca come il deserto. Tutto dunque faceva prevedere una notte piena di strepito. Si udivano già alcuni sordi movimenti nell'aria, come di un giovine tuono che provasse i suoi primi rulli.
- Felice chi ha una casa ed un letto, borbottò Justus.
- Ed una ganza dentro, aggiunse Bar Abbas.
- Credi che quel facchino ci lascierà intirizzire qui, a lungo, eh?
- Diamine! se quel facchino trova là entro ciò che noi ci auguravamo testè, cioè un letto ed un'amante, ne ho paura.
- Preferirei finirla subito.
- Sei un eroe! se avremo mai una repubblica Ebrea, ti propongo per generale del nostro esercito.
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Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano 1883
pagine 551 |
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