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      - Cos'è dunque?
      Il tuono con cui disse queste parole, fece rabbrividire Justus. Bar Abbas non si lasciò imporre da quel contegno, che ritenne preso a bella posta.
      - Niente affatto, o per lo meno poca cosa, rispose egli coll'istesso tuono disinvolto. Ti domandiamo semplicemente quella chiave.
      - Per che farne, se ti aggrada?
      - Ma, una chiave, io credo, è fatta per aprire o per chiudere, per lasciar entrare o lasciar uscire.
      - E per rinchiudere anche.
      - Precisamente, ma io, nella mia ignoranza delle finezze della lingua, credevo che chiudere bastasse.
      - Allora!
      - Non hai ancora capito?
      - Perfettamente; quantunque faresti meglio di parlare nel tuo linguaggio, se ne hai uno, piuttosto che scorticare il greco.
      - Ah! questa poi è graziosa! io che ho dato delle lezioni di pronunzia ai Brettoni.
      - Dunque, tu dici?
      - Dammi quella chiave, o me la prendo.
      - Siamo intesi. Però non m'hai ancora spiegato per qual ragione vuoi penetrare in quel giardino.
      - Per qual ragione ci sei andato, tu?
      - Io, l'è ben differente. Sono medico, ed il padrone di casa ha un cane che ha la gotta alle due zampe davanti, e non potrebbe sottoscrivere il suo testamento.
      - L'hai guarito, spero.
      - In un lampo. Egli ti lega anzi qualche cosa in quel suo testamento, io credo. Tra fratelli, del resto, è naturale.
      - Come dunque! come! Un cane! capperi! saremmo noi entrambi dell'istessa famiglia? Sì, davvero un cane è il solo parente che potrebbe, morendo, lasciarmi qualche cosa.
      - Egli è per questo che esso ti lascia la corda che domani io ti farò mettere al collo.


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Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1883 pagine 551

   





Justus Abbas Brettoni