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      È un'idea che mi viene adesso, in ritardo d'un quarto d'ora, la sciocca. Non monta. Che tu sappia o no le nostre faccende, bisogna che io penetri in quella casa infame, che strappa i prigionieri dalle mude onde rischiarare le sue orgie.
      - Cospetto! hai la collera virtuosa, mio bel profeta. Va innanzi. Spiegati un po' più chiaramente, e ti prometto, sulla mia parola, ajuto, protezione, ed impunità.
      - Hum! sei troppo generoso per crederti solvente. Breve, te l'ho31 già detto, uno dei nostri amici è stato preso, tolto via dalla torre Phasaelus, dieci giorni fa, di notte, cogli occhi bendati. È stato condotto qui, è entrato per quella porta, ed è là negli appartamenti della moglie del procuratore probabilmente, con lei forse.
      - Ascolta, disse l'uomo della chiave, tu verrai meco adesso in quella casa, e se hai mentito, o se ti sei ingannato, non c'è croce abbastanza lunga, non ci sono torture abbastanza atroci, per farti morire.
      - Che io sia dannato! sclamò Bar Abbas, sei dunque Pilato, tu? E cosa vieni a rubare di notte qui?
      Pilato non rispose. Con una mano aprì la porta, coll'altra spinse dentro i due avventurieri.
      Sì, era Pilato in persona, l'uomo che a quell'ora usciva dagli appartamenti di sua moglie, senza vederla, senza parlarle. Egli non si curò di chiudere l'uscio. Afferrando i due accusatori di Claudia per i polsi, come in una morsa, li trascinò seco al fondo del giardino, spinse del piede la porta della conserva dei fiori, vi entrò e prendendo nella sua tasca un'altra chiave, aprì la porta che metteva nella casa.


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Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1883 pagine 551

   





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