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      - Io ti domanderò a Pilato, e sarai più sicuro dell'imperatore stesso.
      - Sta bene, soggiunsi commosso: io lascio questo palazzo in questa notte stessa. Sono felice. Non mi annoierò più, farò del bene forse, in ogni caso cercherò di piacerti. Avrei potuto vivere, lungo tempo forse, colla Claudia di questa mattina senza amarla e senza desiderarla; non potrei forse vivere due giorni ancora colla Claudia di questa sera senza amarla alla follìa ed adorarla come un dio. Ho il presentimento, direi quasi la certezza, che non riesciremo; che importa? Tu sei stata infelice, o Claudia, la tua vita non è riempita di memorie sorridenti; ti ricorderai di me. Dev'essere così dolce l'avere per tomba il cuore, o il pensiero d'una donna!
      - Tu sei un nobile giovine, Giuda, susurrò Claudia, gli occhi brillanti di una lagrima che li dilatava.
      - Perdonami, se ti ho mal giudicata.
      - Tutti mi giudicano così. Perchè sarei inesorabile con te, mentre io non serbo rancore ad alcuno?
      - Addio allora, le dissi, prendendole la mano e portandola alle mie labbra.
      Restai un istante colle labbra su quella mano. Alzando il capo, vidi nel vano della porta Pilato in piedi, gli occhi fissi e divaricati, terribilmente pallido, immobile. Lasciai ricadere la mano di Claudia che aveva il dosso voltato a suo marito. Allora Pilato fece uno sforzo sopra sè stesso, e si avanzò.
      La tempesta del cielo annunziava le sue prime convulsioni. Un colpo di tuono scosse l'appartamento, un lampo lo rischiarò.
      Pilato prese un aspetto sorridente.


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Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1883 pagine 551

   





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