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      Un lungo sospiro che partì dal cuore, più che dal petto di Pilato, riassunse tutti i gemiti che il mondo serbava alla nobile creatura.
      Pilato era atterrato.
      Quest'uomo, sfuggito a tanti combattimenti, si sentiva soffocare d'orrore e di spavento, alla vista di quel sangue tirato dal cuore d'una donna, da una donna, con un gioiello.
      Pilato era d'Hispalis (Siviglia), una delle quattro città della Betica, i cui abitanti godevano del diritto di cittadini romani. Suo padre si chiamava Marcus Pontius. In quella guerra di distruzione che Agrippa inflisse ai Cantabri (Biscaglini), Marcus si segnalò forzando i suoi grandi compatriotti ad uccidersi in parte, tenendo poi mano alla vendita degli altri. Egli comandava quel pugno di rinnegati che volsero le armi contro i loro compagni di schiavitù, gli Asturii. La Spagna sommessa finalmente a Roma, - dopo due secoli di resistenza - Marcus Pontius ottenne come segno di distinzione il pilum o giavellotto, da cui la famiglia trasse il nome di Pilatus34.
      Lucius Pontius Pilatus, suo figlio, si attaccò a Germanico, col quale fece le guerre della Germania, e si trovò alla battaglia di Idistavisus (Hassembeck). Dopo la pace, Pilato ritornò in Ispagna. Ma ben tosto, stanco del riposo, venne a cercare a Roma il piacere, poichè Tiberio vietava la gloria.
      Germanicus era perito in Siria per ordine di Tiberio. Ponzio si presentò a costui con una lettera di suo padre, che aveva combattuto con lui, allorchè egli era tribuno dei soldati nella Cantabria, e poscia in Germania.


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Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1883 pagine 551

   





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