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      Ti meravigli ora tu se adesso io ti odio? Con qual diritto mi domandi se ho un ganzo?
      - Basta, basta, replicò Pilato. Potrei dirti una parola che mi giustificherebbe forse: disdegno di dirla. Sei libera. Non ti domando nulla, e non ti rimprovererò più nulla. Che vuoi di più? Ho provato d'illuminare le tenebre del mio inferno. Non ci sono riuscito. Ho avuto torto di provare. Il raggio che invocavo, mi ha fatto sembrare il mio inferno più lurido, ed ho ucciso il mio diritto di rimproverare. Ed ora, segui la tua strada, o Claudia. Io torno indietro. Sono stato complice fin qui; gli è mestieri, ch'io mi renda ora degno di divenir giudice. Tu non mi troverai più nel tuo cammino. I miei giorni saranno foschi, le mie notti tempestose d'insonnia, la mia solitudine popolata d'una corte più implacabile. Ma io mi preparo il diritto di dirti un giorno: Basta!
      - Questo giorno non arriverà mai.
      - Lo credi: ma allora, Claudia, ricordatene, guai a te, guai! Non è il tuo anello che ti salva oggi: è la mia coscienza.
      Così dicendo, Pilato uscì.
      Claudia lo seguì41 dello sguardo, alzandosi dal suo seggio, poi ricadde mormorando.
      - La sua coscienza! Che? la sua coscienza avrebbe finalmente degli occhi per vedere il nostro abisso? insorgerebbe essa alla fine? avrebb'essa risentito la scossa della mia? Tanto meglio. Conoscerà allora quanto io lo disprezzo, e quanto disprezzo me stessa. Amare un tal uomo! amare l'uomo che ha fatto del mio obbrobrio scala alla sua grandezza? Che delitto ho dunque io commesso, io sì giovane per meritare questo implacabile castigo?


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Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1883 pagine 551

   





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