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      Traverseremo forse il deserto. Sopratutto del buon vino. E delle armi. Le iene, alla notte, non sono come le damigelle dell'angolo della strada che si lasciano accarezzare. Poi, una pelle dolce per coricarmivi, e delle coperte per guarentirmi dal fresco del mattino. Che mi si prepari inoltre un mantello più caldo. Non so quanto tempo resterò in viaggio: il mese di tevet ha dei giorni piovosi, e delle notti agghiacciate.
      - Hai finito, bestione?
      - Triplo bestione, se vuoi: ma ascolta i consigli d'un uomo che durante trent'anni ha corso il mondo.
      - M'hai capito?
      - Io spiego i geroglifici delle Piramidi: vedi un po' se posso capir te!
      Un'ora dopo uscivamo dalla porta Dorata, passavamo sul ponte del Cedron, lasciavamo alla dritta la strada che conduce a Engadi ed al mar Morto, prendendo quella che mena a Gerico ed al Giordano.
      Incominciammo una discesa interminabile di escrescenze rocciose, scaglionata come i gradini di una scala che va a metter capo al deserto. La vista è squallida, il paese pietroso e selvaggio. Vi si incontrano più sovente le pantere e le iene, che l'erba e gli arbusti. Qualche felce, e qualche ginestro squarciano qua e là le grigie roccie. L'orizzonte immenso, il sole festoso, il cielo scintillante di raggi di oro. Nel basso, la desolazione; in alto, lo splendore.
      - Vorrei proprio sapere, diceva Bar Abbas, perchè i nostri padri sprezzarono tanto Babilonia e l'Egitto, per ritornarsene in questa lugubre e sterile solitudine. Puoi tu dirmelo, Giuda?
      - Probabilmente, perchè in Egitto vi sono troppi Egiziani color zafferano, ed i nostri padri erano annoiati di vederne tanti.


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Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1883 pagine 551

   





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