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      Finito il pranzo, continuammo a scendere e montare le colline che conducono al Giordano, costeggiammo monti petrosi, e ci riposammo per bere alla fontana Elisha, vicino alla valle limitata dalla via romana che mena a Gerico. Il sole tramontava, ed avevamo sotto gli occhi i sobborghi della città - uno sciame di casuccie bianche in mezzo ai sicomori - e la superba città di palazzi, festosamente adorna di piante balsamiche ed odorose.
      Gerico è la città amata da Cleopatra - da Cleopatra che aveva Menfi ed Alessandria; - la città preferita da Erode, che possedeva Gerusalemme, Cesarea, Ptolemaide e ove egli visse ed ove morì. Le torri, le porte, i teatri ricordavano una di quelle belle città d'Italia ove la vita non ha altro scopo che di divertirsi nei circhi, di mendicare il pane presso i padroni, e di andare a saccheggiare il mondo. I giardini d'aranci, di datteri, di melagrani circondavano i bastioni della città; e rose la profumavano. Al di là dei muri, l'anfiteatro; al di dentro, dei portici, delle sinagoghe, un tempio a Zeus, dei palazzi da re. A Gerico non sai più se ti trovi sui Nilo, o nelle isole dell'Arcipelago. Più lontano, c'è quella splendida residenza d'Erode, ch'egli chiamò Erodion (il Versailles di quel Luigi XIV).
      A notte fatta, traversando le vie gremite di popolo, discendemmo nella mia casa o meglio in quella di mia madre. Mia sorella maggiore, la vedova, mi ricevette nelle sue braccia.
      All'indomani ero alzato col sole. Andai a svegliare Bar Abbas e gli dissi:
      - Su, in piedi.


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Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1883 pagine 551

   





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