Ma l'autunno essendo avanzato, egli aveva abbandonato il fiume. Ne fui contrariato. Bisognava ora traversare il deserto, costeggiare la punta orientale del mar Morto ed andare a cercarlo nella sua caverna del Cedron sotto Betlemme, e forse fino a Jutta nel suo villaggio natģo.
Mentre io visitava le capanne lasciate vuote dai credenti del Battista, - che Bar Abbas chiamava dei bagnanti, - accorsi da Gerusalemme, da Betlemme, da Gerico, da tutte le parti, Bar Abbas preparava il pranzo in una di esse. Egli non aveva alcuna ragione di serbar rancore; e, ne avesse pur serbato, un grasso e grosso pollo arrosto, dell'uva di Betlemme, delle fette di mele del Libano, del pesce fritto, delle olive salate l'avrebbero calmato. Dei lunghi amplessi ad una piccola otre di vino finirono d'annegargli nello stomaco il cattivo umore.
A mezzo giorno eravamo di nuovo in cammino.
Andavamo a traversare il paese abitato dai figli abbronzati di Esał, ove gli Esseniani dimoravano nelle grotte, in mezzo d'una contrada selvaggia, rocciosa, abrupta, di pozzi disseccati e di caverne di bestie feroci. Seguivamo la traccia battuta dai cammelli e dagli asini, lungo una specie di terrazza sovrapposta a un'altra terrazza, come questa sopra una terza, formando tutte insieme i gradini di un anfiteatro di giganti, intorno alla vasca cerulea dell'Asfaltide che si profonda ad alcune migliaja di piedi sotto la spiaggia di Joppa. Queste terrazze sono dei letti lasciati vedovi da quel mare che si abbassa di secolo in secolo, come se un demone lo bevesse nel fondo dell'abisso48. Sulle rive, lą ove il Giordano si getta nel mare, una moltitudine di coni dai fianchi rotondi e lisci come i denti della corona di Davide, sbucciano dal suolo all'istesso livello, a guisa di piramidi di cinquanta piedi d'altezza.
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Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano 1883
pagine 551 |
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