Egli innalzava dunque delle città e dei monumenti, cui conferiva il nome dei signori di Roma, ed era sempre sulla strada d'Italia.
Il re Erode, tribolato continuamente al suo confine di mezzogiorno dal re Aretas e dai suoi Arabi, sovente battuto mai tranquillo, risolse un giorno, secondo la sua politica, di soffocare l'ambizione fra due baci. Egli maritò dunque Antipas, il suo erede prediletto, a Sara la figlia di Aretas, e si assicurò così la pace, ed un aiuto potente per effettuare un giorno il suo gran progetto di estirpare i Romani dall'Asia e sottomettere questa parte del mondo al suo potere, più grande di quello di Salomone, più grande di quello d'Alessandro, più grande di quello di Augusto, più grande infine di quello di Ciro. Fino a che egli visse, Antipas e Sara furono felici. Sara era molto bella, molto prudente, di costumi puri, piena di dignità, di risoluzione e di coraggio: l'antitesi di suo marito, molle, dissoluto, incerto, ed infingardo. Dopo la morte di Erode, Antipas scosse il giogo morale di questa nobile principessa Moabita.
In uno dei suoi viaggi a Roma egli vide Erodiade, la figlia di Aristobulus e di Mariamne la Maccabea, maritata a suo fratello Erode-Filippo, figlio di quell'altra Mariamne, figlia di Simon, figlio di Boethus, il gran sacerdote della discendenza di Onias della razza di Aaron che era restato in Egitto. Fra le due Mariamne non aveva giammai esistito ombra di accordo. Erano due orgogli, rampolli di due razze, di cui l'una, la Maccabea, aveva esclusa l'altra, l'Aaronniana, dalla successione del gran sacerdozio.
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Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano 1883
pagine 551 |
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