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      Come ritardare d'altronde quell'ora del pranzo che arriva sempre quando non si ha fame. Ah! Giovanni, che bella cosa l'aver fame! Io passerei volentieri un paio di giorni con te nel deserto per darmi questa voluttà, se tu avessi però un buon cuoco. Ebbene, t'ho ascoltato. Hai parlato male di mio padre, assolutamente come s'egli ti avesse beneficato fin ch'era vivo e nominato suo erede dopo morto. Tu hai creduto di farmi dispiacere. Ti sei ingannato. È la sola cosa nuova che io mi abbia udito a proposito del grande Erode, dacchè sono tetrarca. Tu sai che non si crede mica agli dii che si fabbricano nella propria bottega. La mia povera Erodiade ne è tutta verde. Capperi! l'hai chiamata impudica alla bella prima60! Ella ha udito ciò sì di sovente che ne avrebbe sbadigliato: ma la inghiotte i suoi sbadigli, il che le causa quel pallore che scorgi in lei. Ora, Giannuzzo, ciò che contraria di più un principe è il noioso. Si può egli uccidere un uomo perchè vi fa sbadigliare? Il noioso gli prova che egli non può far tutto. È male Giovanni. È male agire così. Per uno che vuol divenire messia, tu sai poco quel che si deve al rappresentante di Dio sulla terra.
      - Posso andarmene allora? sclamò Giovanni bruscamente.
      - Un'ultima parola, gli dissi io. Rabbì, tu vedi il levar del sole al nord. Tu guardi la famiglia d'Erode invece di guardar Roma. Non è ciò che occorre nella Casa Dorata, o nel cuore d'una nobile donna, che interessa i destini del nostro paese: gli è ciò che avviene nella corte di Cesare e nel cuore di Pilato.


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Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1883 pagine 551

   





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