Nè tu, nè alcun altro ha il diritto di contare i baci d'una donna e di scandagliare l'immensità di quell'infinito che si chiama l'amore. Ma noi tutti abbiamo il dovere di protestare contro il dominio straniero, e di infamarne l'obbrobrio e le miserie.
- Io non sono nè profeta, nè messia, rispose Giovanni, nè uomo di guerra, nè uomo di corte. Roma dunque non mi risguarda punto. Quando un popolo soffre simili oltraggi, ne è degno, o li espia. Io sono un uomo giusto, che predica contro il peccato, che spinge alla penitenza, e annunzia il castigo. Ora il peccato è qui: il peccato è questa donna, è quest'uomo, sì alto locati che il popolo li vede, e potrebbe imitarli. Io devo prevenire questo pericolo; ecco perchè io dico: Erode, cessa lo scandolo; rinvia la moglie di tuo fratello; spegni i fuochi della tua lubricità. Erodiade è il tuo delitto; ella sarà la fatalità della discendenza di Erode. Ecco ciò che io sono, ecco ciò che voglio regolare.
- Ma no, Giovanni, no, osservò Antipas con impazienza, non è così che tu devi dir ciò. Occorre che io ti faccia dare qualche lezione dal mio tragico Ajace che ho condotto meco al mio ultimo viaggio di Roma. Vedrai come egli recita codeste cose nell'Oreste di Sofocle. Nel deserto si apprende male a maledire; si squittisce come volpi. Poi, caro te, non venirmi tanto vicino. Puzzi troppo la cipolla. Io non sapeva che nella mia casa si nudrissero così male i profeti. Gli è per questo che tu fai della politica così cattiva. L'ho sempre detto io: la buona politica si prepara nello stomaco, e si formula nella camera da letto.
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Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano 1883
pagine 551 |
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