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      La mia sorpresa raddoppiò, allorchè, rispondendomi, m'indirizzò la parola in lingua ebrea.
      - Io non so che ricovero tu abbi qui trovato. La mia porta s'apre a tutti queglino che vi picchiano. I ringraziamenti sono superflui, per un semplice dovere compiuto.
      - È precisamente perchè ciò potrebbe rassomigliare ad un dovere che te ne ringrazio. Il dovere è il più pesante dei balzelli.
      - Non mi è stato insegnato codesto.
      - Permettimi ora, nobile dama, di esprimere la mia soddisfazione nel trovare in te una compatriotta, dove mi attendevo trovare una straniera.
      Ida non rispose. Riprese una ciarpa che aveva cessato di cucire quando io entrai, e continuò il suo lavoro, coll'apparenza di persona che desidera terminare il colloquio. Ma non era codesto che io cercava.
      - La vista di questa casa, dall'alto della collina, continuai io, è incantevole. Si crede d'immergere lo sguardo in una cesta di fiori e di verdura. L'è una sorpresa in mezzo a queste desolate montagne.
      Stesso silenzio da parte d'Ida. Principiavo ad esserne inquieto.
      - Ho creduto vedere delle rose nei tuoi bei vasi di maiolica d'Italia. È un prodigio in quest'epoca dell'anno. Io vengo da Tiberiade; ebbene, alla Casa Dorata non ce n'eran più.
      Ida non mi ascoltava. Era assorta altrove, e mi sembrava abbattuta e scoraggiata. Insistetti.
      - Hai tu udito parlare di quel bel paese di Galilea, nobile dama?
      - Poco.
      - Oh! è l'Eden delle Indie, sotto il cielo della Siria. Nulla vi manca. Perfino i messia vi germogliano all'aria aperta.
      - Ne hai veduto tu, dei messia?


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Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1883 pagine 551

   





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