Ida trasalì, e tacque.
- Stavano per lapidarlo. Allora io, e lo zio di quel Messia, Gesù Bar Abbas, ci siamo messi di mezzo; l'abbiamo salvato, e l'abbiamo arruolato nella nostra compagnia santa, per il prossimo paschah.
Ida, di già molto pallida, divenne come una morta. Io non dubitava più che ella non fosse Mirjam sorella del Nazareno; ma volli esserne più completamente convinto.
- Vuoi dunque, bella dama, che te lo conduca qui un giorno, il mio messia? Passo sovente davanti la tua porta: vado a trovar mia madre a Betlemme.
- Grazie, disse Ida, non sono curiosa.
- Di miracoli, lo credo. Gli è più facile fare un miracolo che una nobile azione. Ma il Rabbì di Nazareth non rende soltanto la vista ai ciechi, e le gambe ai paralitici; guarisce anche i cuori ammalati.
- Ne dubito.
- Eppure io sono stato testimonio di un miracolo simile. Conoscevo una giovincella di Magdala che aveva lasciato il suo ganzo a Gerusalemme, ed era fuggita col cuore sanguinante d'amore. L'ho trovata a Magdala, ho cenato con lei e col mio Rabbì, che l'aveva guarita radicalmente.
- Vuol dire che non era ammalata, rispose Ida sospirando.
- Sei ben triste, o giovine donna, ripresi. Perdona la mia indiscrezione. Ma ho veduto cadere una lagrima sulla tua mano, e te ne navigano ancora per gli occhi. Io sono uno straniero: ma sono giovane. Il mio cuore non è indurito verso i disgraziati, ho la gioia sempre a mia disposizione; scusa se io oso dirti: il dolore di una donna è la negazione di Dio. Posso io far qualche cosa per alleviarlo?
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Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano 1883
pagine 551 |
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