Io la vedo disgraziata e sola. Sola, poichè io sono tutto per lei, io straniero; io sono per lei padre, fratello, protettore, custode. L'ho adottata, io, a cui la mia fede proibisce d'amare la donna che avevo scelta, ed il figlio che la mi aveva dato. Io non comprendo la mia fede; non la discuto. La trovo crudele, insensata, immorale; ma non avendola inventata io, avendola accettata, la rispetto straziando il mio cuore la notte, e soffocando le mie lagrime il giorno. Ebbene, questa povera creatura sulla quale io veglio, colpita da un seguito di sventure, di cui Dio solo può comprendere e giustificare la durezza, questa povera vittima ha bisogno d'un protettore che la difenda, d'un cuore che l'ami nobilmente e puramente. La tua fiamma, Giuda, mi pare una di quelle luci che si scorgono la notte nei cimiteri: una scintilla della putrefazione.
- T'inganni, Moab.
- Lascia che m'inganni; non c'è alcun male. Di tutti gli uomini che ho conosciuti, Giuda, tu sei quegli che io mi ami di più dopo il Battista; che io stimi meglio, malgrado la tua empietà ed i tuoi vizii. Sei l'uomo al quale confiderei con minor timore il destino e l'avvenire di Ida; perchè sono convinto che un giorno ella ti amerebbe, e che la tua concupiscenza d'oggi, si cangerebbe domani in un nobile amore. Se tu continui a vederla, la tua fiamma divamperà sempre più e non so che cosa potrà accadere. Io non vorrei ucciderti pertanto! T'impedisco di vederla. Tu la vedrai, quando l'avrai domandata in isposa.
- Ma, amico mio, come vuoi tu che io sposi una donna che non mi ama, e che conosco imperfettamente?
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Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano 1883
pagine 551 |
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