Noah aveva finito di vestirla e le porgeva una coppa di latte caldo per quel primo pasto che i Romani chiamano jentaculum. Ella si mostrò molto sorpresa, e sgradevolmente, vedendomi. Moab mi precedeva.
In realtà, io aveva l'aria d'un importuno. Ciò raddoppiò il mio imbarazzo. Quando si ama si diviene stupido. Io amava per la prima volta nella mia vita. L'affrontai dunque con una sconveniente storditezza.
- Ieri, le dissi, ho dimenticato, nobile dama, l'oggetto principale che mi aveva condotto dinanzi a te. Avevo a rimetterti questa collana cui Erodiade, la moglie del tetrarca di Galilea, mi diede, dicendomi: La presenterai alla donna che ami di più. Ida, degna di accettarla.
- Ti sbagli d'indirizzo, o giovane. Non è per me quel gioiello: riponilo nel suo scrigno.
E non lo guardò neppure.
- Ti chiedo scusa, Ida, ripresi dopo un istante d'esitazione. Io non so a chi offrirlo, secondo la destinazione che Erodiade gli ha dato. Non ho moglie, non ho amica, non ho amante, mia madre è vecchia, le mie sorelle sono ricche e maritate. Io sono solo.
- Conservalo allora per quando non potrai più ripetere ciò che dici in questo momento. Non c'è motivo perchè io accetti il tuo regalo.
- Ciò mi avrebbe fatto pertanto un così gran piacere! Intorno a qualunque altro collo, questa collana perderà il valore.
- Cessa, e se non hai altro a dirmi, addio!
Gettai il mio giojello a Noah, dicendole:
- Comprane la tua libertà, quando non avrai più una simile padrona.
Noah arrossì, tremò, e fuggì col suo tesoro.
- Ebbene, Ida, poichè mi condanni a non vederti più, concedimi di parlare, avanti che io ti lasci.
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Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano 1883
pagine 551 |
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