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      Il Rabbì era dolce, semplice, tollerante, popolare; elevava lo spirito e l'ideale su tutto, e lasciava alla materia una grande libertà di sviluppo. Egli aveva sfiorato le dottrine di Sakya-Mouni, di Gesù figlio di Sirach, di Gamaliel, d'Hillel, d'Antigone da Soco, pigliando da loro i principii di eguaglianza sociale, di carità, di semplicità nel culto e nell'idea di Dio, di fratellanza umana. Ma egli faceva buon mercato del resto dei principii, presi sia nei libri di Mosè e dei profeti, sia nelle masores o tradizioni che formavano il corpo della legge orale. Respingeva, motteggiandola, la massa delle dottrine dei Farisei, come altresì quella dei Sadducei e degli Esseniani. Si alzava solo contro tutti: era egli perciò più alto di tutti? Al regno del popolo ebreo, opponeva quello di Dio. All'aspettazione di un messia più grande di Erode e di Giuda di Gamala, egli offriva un messia paradossale, addobbato ad iperboli incomprensibili, traboccante di promesse che se non erano delle assurdità, lambivano la mentecattaggine. Salomone, Giona, non arrivavano, diceva egli, all'altezza del suo malleolo85. Nonostante, la sua opera si riassumeva in un tessuto di frasi oscure, ed alcune guarigioni di ammalati, quali i ciarlatani della piazza pubblica compievano essi pure, e che i maghi egiziani sorpassavano. Non lo si comprendeva, egli diceva, irritandosi sempre maggiormente. Gli era forse vero, ma sta sempre, che avendo urtato profondamente le credenze degli abitanti dei villaggi del lago, sgomentati i Farisei, gettato la diffidenza nella Casa Dorata, egli non poteva più restare nella Galilea86. Lo avrebbero perseguitato, e preso in qualche agguato.


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Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1883 pagine 551

   





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