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      Questi popoli che correvano il mondo, che trafficavano il mare, che esportavano ed importavano le ricchezze dei differenti climi, che godevano di queste ricchezze nelle orgie che si prolungavano fra due soli, che s'inebbriavano di donne, di vino, di arti, di ornamenti, che abitavano dei palazzi soppannati di seta e risplendenti di marmo e d'oro, questi popoli che divoravano le voluttà della vita, e la vita stessa senza risparmio, non potevano odiare i Romani che loro lasciavano una completa libertà di sviluppo, che l'incoraggiavano e li favorivano. Essi non potevano in nessuna maniera preferire una dominazione giudea, meschina, dura, barbara, limitata nello spirito e nell'attività individuale, che scorgeva in ogni uomo non circonciso un impuro da evitare o da lapidare.
      Gesù in questo paese sentiva mancare il suo senso dell'ideale. L'aria voluttuosa che respirava nelle città gli dava la vertigine. Si trovava piccolo, disorientato. Egli che veniva a predicare la supremazia di Dio sull'uomo, l'eclissi dell'uomo dinanzi lo spirito, trovava che qui l'uomo era Dio, e creava come lui. I suoi due discepoli, che non comprendevano nulla alla rivelazione ed alla rivoluzione che si compieva nello spirito del Rabbì, che non avevano come esso una forte energia morale per sostenerli, soccombevano sotto la fatica della corsa vertiginosa che trascinava Gesù.
      Il Rabbì vedeva il mondo chiudersi sopra di lui per soffocarlo. La Galilea gl'involava il mondo ideale: qui, il mondo materiale l'assorbiva nella sua esuberanza.


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Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1883 pagine 551

   





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