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      Ora Artaserse aveva fatto una legge, che chiunque gli si presentasse senza essere chiamato, sarebbe ucciso. Esther sfidò il pericolo. Si affusolò splendidamente di porpora e di pietre preziose: una schiava sollevava lo strascico della lunga sua veste con la cima delle sue dita, mentre un'altra la sosteneva sulle sue braccia. Abbagliante di vesti e di bellezza, rossa d'emozione, Esther si recò così dinanzi al re95 senza esserne dimandata. Artaserse, seduto sul suo trono, la corona sul capo, lo scettro d'oro nelle mani, tutto ricoperto di giojelli, di tela d'oro e di porpora, la squadrò corrucciato. Esther tremò, e cadde svenuta ai piedi del trono. Il re, vedendola così bella, pieno d'amore scese dal trono, la prese fra le braccia, e la richiamò alla vita coi suoi baci. Le chiese poi cosa desiderasse, promettendole d'esaudirla. Esther lo invitò nei suoi appartamenti, in una al suo amico Aman, ad una cena preparata colle sue stesse mani. Il re ed Aman accettarono il banchetto, si divertirono molto alla festa, e bevettero enormemente. Il re le domandò quale grazia ella chiedesse. - Te lo dirò domani, giacchè io v'invito di nuovo a cena, rispose Esther.
      - Oh! il caro briciolo di tosa! sclamò Bar Abbas. Perchè mai non si trovano ogni giorno di gioje simili nelle strade, come si trovano dei cani e dei leviti!
      «Aman ritornò allegro alla sua dimora. Sua moglie gli consigliò di far rizzare nella sua corte una forca alta cinquanta cubiti per impiccarvi Mordecai.
      - Le donne danno sempre dei buoni consigli, osservò Bar Abbas.


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Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1883 pagine 551

   





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