Ma non lo facevano neppur per idea.
Le vie formicolavano di cantoniere venute da tutte le parti della Siria, dall'Assiria, dalla Grecia, da Roma, dall'istessa Gallia. Esse si pavoneggiavano. Talune attillate nelle loro tuniche gialle o verdi, con sandali gialli legati al collo del piede da coreggie dorate, mostravano i piedi nudi, bianchi e provocanti, tenevano il capo avvilupato in un piccolo mantello di stoffa di color vivo, i capelli tinti in giallo con dello zafferano, o in rosso col succo della barbabietola, o in celeste con del pastello, o semplicemente spolverati con polvere d'oro, di lapis, di guado, o stropicciati con cenere profumata. Altre, con vesti babiloniche, o in tuniche di seta, trascinavano delle dalmatiche abbottonate sul davanti, fatte di stoffe dipinte, variate di fiori e ricami, ed avevano sul capo una mitra a colori, o una tiara scarlatta, o un nimbo d'oro. Le preziose, le meravigliose, le famose, che ci venivano dal superfluo di Roma, dietro le legioni, erano vestite di quella stoffa di seta chiamata Tiriana cui un poeta latino (Petronio) addimanda vento tessuto, o di quella garza detta indiana, che era trasparente come una nuvola d'estate, e rendeva pił provocante la nuditą. Le etere greche col loro grazioso camiciotto di lino aperto sotto le braccia e scendente fino alla vita, in coturni dorati, passeggiavano in lettighe aperte, portate da Abissinii. Alcune, coricate sopra cuscini di porpora, tenendo in mano uno specchio d'argento lisciato, delle palle d'ambra o di cristallo, un ventaglio od un parasole, sporgevano un viso leggermente imbellettato, costellato di piccoli nei onde rialzarne la tinta, mentre una bella schiava le rinfrescava daccanto con delle penne di pavone, precedute e seguite da eunuchi, da fanciulli, da suonatori di flauti, e da nani buffoni.
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Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano 1883
pagine 551 |
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