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      Altre ancora, in toga verde, guidavano esse stesse un carro leggiero. Poi questa a cavallo, quell'altra sopra una mula di Spagna condotta a mano da un negro.
      Dietro questo corteggio seguiva un'appendice inevitabile: il libertino, il bertone, vestiti di una clamide scarlatta, celeste, o verde; i suonatori d'arpa, di flauto, e di tamburo venuti dalla Siria; l'auletride jonia - cantante che si scritturava per le feste particolari; - le fellatrici di Lesbos; gli effeminati, i delicati della Frigia - giovani schiavi dai capelli lunghi ed ondeggianti, dai grandi orecchini, dalle tuniche a larghe maniche e dagli stivaletti verdi. Poi i bei giovanotti di Sibaris e di Taranto dalla pelle profumata, i membri epilati, il corpo ricoperto di stoffe trasparenti, come le ninfe. Poi i leziosi e le tribadi di Sparta, che pytismate lubricant orbem (Giovenale), e sono rinomate nelle lotte femminili. V'erano ancora i Marsigliesi dalle dita vellutate, e gli emigranti da Capua e da Opicus, che si prestavano ai piaceri mostruosi. Intorno ed in mezzo a questo nuvolo profumato, scintillante d'oro, di pietre preziose, di seta, di colori vivi, svolazzava quella gioventù d'Alcinous di cui io era il capo - assente in quel giorno - adornata, arricciata, profumata, azzimata di chiridata - la tunica siriaca a maniche lunghe e larghe color ciliegia.
      In mezzo a questa folla, la quale assorbiva, incantava, abbagliava la gente onesta di tutti i giorni, si distingueva il mio ipocrita amico Justus, mascherato da saga, che vendeva degli istrumenti infami, messi in mostra su delle ceste portate da schiavi.


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Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1883 pagine 551

   





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