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      Il più sereno di tutti era il Rabbì Galileo, che non sapeva nulla della fidanzata, avendogli detto semplicemente che stavo per maritarmi e che desideravo averlo fra i miei amici. Il più assorto era il sagan. I servi che portavano i regali per la sposa ci seguivano.
      La porta della casa di Berachah era chiusa. Il silenzio più completo regnava in quell'abitazione che si sarebbe detta deserta. Thorix ci aprì, ed i miei servi l'aiutarono a ricoverare sotto la tettoja le nostre bestie. Quella corte così bene ordinata, quella fontana il cui getto risuonava nella vasca di marmo, quei vasi di fiori, rigogliosi come se fossimo stati nel mese di maggio, quei verdi arbusti, tutto contrastava con la casa silenziosa di cui Febea ci apriva la porta. Evidentemente non eravamo aspettati. Si era dimenticata la cerimonia che doveva aver luogo, cerimonia pertanto che fissa un'êra nella vita di una donna.
      - C'è qual cosa di nuovo? domandai a Febea.
      - Niente, mi rispose la vecchia Galla; Moab non è ancor ritornato.
      Di guisa che, l'avvenimento più considerevole per quella casa, era l'assenza misteriosa del custode fedele.
      - E Ida? chiesi con ansietà.
      - Ah! replicò la vecchia, non so. Credo che pianga.
      Entrammo nel tablinum. E siccome la notte avanzava, Febea vi accese i lumi. Noah aveva fatto preparare diverse lampade. Questa giovine, bella e fedele schiava, era la sola che s'interessasse a me, e comprendesse il mio amore. Il tablinum fu dunque vivamente rischiarato. Thorix l'aveva profumato con dei vasi di fiori, pei quali egli faceva nelle sue stanze una temperatura tropicale.


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Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1883 pagine 551

   





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