Cinzia portò una coppa d'oro colma di latte d'asina munto in quel momento, ed umettò con esso la crosta di mollica di pane della notte in maniera da farla cadere. Poi Cinzia lavò la pelle prima con dell'acqua tepida, poi con della fredda, in cui durante la notte era restato in fusione del nardo d'Etiopia. Cloe si presentò con una conchiglia d'oro, e dopo aver respirato sopra uno specchio, per mostrare alla sua padrona che il suo alito era puro, e convenientemente profumato dalle pastiglie di Cosmos, umettò con della saliva un pizzico di rosso molto allungato cui distese leggermente sulle labbra di lei. Delia aveva già lavati i denti di Claudia, con una dolce spugna di Bretagna.
Licenziata la coorte delle cosmetes, vennero le acconciatrici dei capelli.
Claudia aveva una ricchezza imbarazzante di capelli neri, soffici, lunghi fino alle ginocchia. Questa parte della teletta era la più molesta; e le accadeva sovente, per impazienza, di mordere, di pungere colla sua spilla, di pizzicare i seni delle sue schiave. Neera teneva lo specchio mobile cui presentava alla sua padrona in tutte le posizioni. Questo specchio non era altro che una piastra d'argento levigata, contornata d'un rilievo d'oro riccamente cesellato ed ornato di perle. Fiale sfece la pettinatura notturna, e diede dell'aria a quelle splendide treccie. Ostilia le profumò di pomate preziose. Nape rotolò con un ferro caldo i piccoli ricci delle tempie e della fronte. Cypassis, una bella negra, intrecciò, annodò ed avvolse in forma di torre le treccie di dietro.
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Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano 1883
pagine 551 |
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Cinzia Etiopia Cosmos Claudia Bretagna
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