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      La si sarebbe detta nuda, talmente il busto, il basso dei reni, le anche erano soavemente disegnate.
      - Affè di Dio! Rabbì, disse Claudia ridendo, mi comprerai una tigre, per aggiustarmi la stola. Sono divenuta difficile.
      E fece segno alle sue schiave, che la lasciarono sola col Rabbì.
      Allora la scena cangiò. Nè Claudia, nè Gesù, non erano più gli stessi.
     
     
     
      XXV.
     
      Claudia indicò un seggio al Rabbì e principiò a passeggiare per la stanza d'un passo agitato.
      - Sai perchè t'ho fatto chiamare? sclamò ella.
      - Quando si domanda del medico, rispose tranquillamente il Rabbì, è segno che si è ammalati.
      - Potresti forse aver ragione. Ma dov'è il mio male?
      - Dove tutte le donne han male: al cuore.
      - Quando c'è un cuore! Sì, tutte le donne sono prese di là, ora perchè non le si amano, ora perchè le si amano poco o troppo, talvolta perchè esse amano. È malattia d'amore la mia? in quale categoria mi poni tu?
      - Quando si è bella come sei tu, giovane, ricca, possente come sei tu, di rado una donna si lagna dell'altrui amore. Che la si ami o no, ognuno s'affretta a circondarla d'un'atmosfera d'amore alla temperatura ch'ella desidera. Dunque, Claudia, tu ami.
      - Io amo. Che vuoi tu che faccia una donna a ventiquattro anni se non ama?
      - Ami, e sei gelosa.
      Claudia s'arrestò, e prendendo le mani del Rabbì gridò:
      - Sì, sono gelosa, gelosa da morirne.
      Il Rabbì afferrò le mani che Claudia gli presentava e le serrò, quantunque ella a quel contatto ardente volesse ritirarle. In pari tempo, il Rabbì inchiodò su di lei le sue larghe, calde, penetranti pupille, simili a due raggi di fiamma, e Claudia accasciandosi sulla persona cadde sopra un seggio.


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Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1883 pagine 551

   





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