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      Poi queglino delle altre provincie arriverebbero nel medesimo tempo, ed in quei giorni di festa, i partiti in Gerusalemme si sentivano meno padroni del solito. Non si sarebbero forse permessa una brutalità contro il Rabbì, se ne avevano pure l'intenzione.... Io divisi l'opinione del Rabbì, e per esser più sicuro, lo consigliai a lasciar Gerusalemme la notte istessa, ed a ritirarsi presso uno dei miei amici ad Efraim, grosso villaggio dalla parte del deserto della Giudea, poche ore (otto o nove miglia) al nord di Gerusalemme, presso Salem, alla sorgente ove egli si era separato dal Battista. Gli promisi di cercare di saper tutto, di scandagliare gli animi, apprendere od indovinare i progetti, e di andare a trovarlo.
      Il Rabbì accettò il mio consiglio. Cenammo molto bene, grazie alle buone sorelle di Lazzaro, ed a Lazzaro stesso, quantunque infermiccio, avendo avuto il giorno prima un accesso dell'implacabile sua malattia: il mal caduco. Due ore innanzi giorno, il Rabbì lasciò Bethania, ed io l'accompagnai fino al momento in cui l'alba principiò ad imbianchire il cielo. Allora lo lasciai e ritornai a Gerusalemme. Ero appena coricato, quando uno schiavo di Claudia venne a dirmi che la sua padrona mi chiamava, all'istante stesso, al palazzo d'Erode.
      Sospettai della causa di questa chiamata così pressante e così mattutina. Non mi affrettai dunque troppo. In guisa che, quando arrivai, alla ora quarta, la trovai già vestita, e vidi nella corte una lettiga per lei, portata da otto giganti della Cappadocia, ed un cavallo tenuto in pronto per me.


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Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1883 pagine 551

   





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