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- Donde vieni?
- Sono nata in un villaggio della mia bella Galilea, a cui penso sempre. Vi sei stata? Dei fiori da per tutto, la vigna dai grappoli violetti, l'arancio dai frutti d'oro, il fico, il melagrano, la palma, l'ulivo, e all'intorno le montagne azzurre, il cielo risplendente, la terra che sorride. Dio mio! che mi sia permesso di rivedere quell'angolo della terra della mia infanzia e di morirvi.
- Morirvi?
- Oh sì! morirvi. Io mi chiamo Mirjam; Ida è il mio nome di dolore. I parenti di mia madre, poveri discendenti della razza di Davide, avevano emigrato, come tanti altri, al tempo della carestia, dalla misera Betlemme alla ricca Galilea, ove i Greci ed i Romani fanno vivere il popolo, dandogli da lavorare. Mia madre aveva una sorella maritata, colla quale doveva dividere la meschina eredità che lasciava suo padre. Non aveva che sedici anni quando si unì, secondo le nostre leggi, a suo zio più vecchio, più povero di lei, e che non amava. Nostro padre ci nudriva del suo lavoro di carpentiere. La nascita di mio fratello maggiore, conosciuto ora col nome di Rabbì della Galilea, diede causa a delle querimonie di gelosia, e a dei sospetti ingiuriosi fra mio padre e mia madre114; e fu perciò che i miei altri fratelli non amarono mai Gesù, il quale invece amò più mio padre che mia madre.
- Comprendo, disse Claudia.
- Io, continuò Ida, venni per l'ultima, più amata di tutti, la sola che Gesù amasse. Mio padre, costretto dal suo lavoro, si assentava sovente dal villaggio, e correva i borghi e le cascine dei contorni, ed anche più lungi, a Seforis, sul lago di Genesareth.
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Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano 1883
pagine 551 |
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