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      Si sarebbe creduto, alla collera ch'ei vi poneva, che ognuno dei suoi baci, fosse una vendetta contro qualcuno. Per conto mio, l'adoravo. Avrei dato la vita per vederlo sorridere. I suoi trasporti amorosi andarono così a salti per un anno. Passava da una frenesia di passione ad una frenesia di pentimento e di malinconia. Sovente apriva le braccia per abbracciarmi, poi mi respingeva, mi calpestava sotto i suoi piedi, mi batteva. Finalmente, o si scioglieva in lagrime, o in baci, oppure fuggiva vergognoso, disprezzandomi e disprezzandosi, odiando il cielo ed il mondo.
      - Claudia, dissi io, non comprendi tu dunque questi parossismi di follia di tuo marito.
      - Glieli spiego adesso, replicò Ida interrompendomi. Dacchè sei arrivata qui, o Claudia, non ho veduto tuo marito che sole tre volte. La prima, la sera stessa del tuo arrivo a Gerusalemme, egli ha pianto sul mio seno, da commuovere le pietre, e si è contorto su questo pavimento di marmo come un serpente ferito. La seconda volta, mi ha divorata in una esplosione frenetica di lascivia; ma io sentivo che quelle strette, quelle morsure, quei baci, quelle carezze, si abbattevano su di me e s'inspiravano altrove. L'ultima volta egli venne a dirmi: Addio, Ida. Io ti lascio: io amo mia moglie.
      - Che? gridò Claudia stringendo Ida nelle sue braccia. Egli te l'ha detto?
      - Cento volte in quella triste sera: amo mia moglie! Mi ha lasciata svenuta, morente nella mia stanza, e non l'ho più riveduto.
      - Mai più?
      - Mai più. Non ho ricevuto sue notizie che per questa lettera che mi portò Giuda.


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Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1883 pagine 551

   





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