Le scuole di Hillel e di Shammai avevano già posata tale questione; ma il Tetrarca della Galilea l'aveva risolta, e guai a chi si fosse avvisato contraddirlo.
Il Rabbì fiutò la trappola, e con quell'ammirabile tatto ch'egli aveva per istornare un'importuna interpellanza, colla squisita finezza che sapeva mettere nelle sue risposte, quando non rispondeva bruscamente, o motteggiando, egli disse:
- Il marito e la moglie non formano che una sola carne.
Una circostanza venne allora ad accelerare la catastrofe.
L'amico del Rabbì, Lazzaro di Bethania, giaceva nel suo letto gravemente infermo e le sorelle di lui lo mandavano a chiamare per venirlo a rilevare. Lazzaro era epilettico. Ma questa volta la malattia si era complicata di segni pericolosi; imperciocchè, dopo che l'accesso era passato, Lazzaro era restato rigido e freddo come una barra di ferro. (L'accesso epilettico era stato seguito dalla catalessia). Questi sintomi avevano allarmato le due donne. Quando il loro messo raccontò al Rabbì lo stato dell'ammalato, egli non se ne mostrò inquieto. Vide in quel fatto un'occasione felice, al contrario, per la sua glorificazione.
- Non è mortale la malattia di Lazzaro, osservò egli; ma per la gloria di Dio, il figlio di Dio vi potrà attingere altresì la sua gloria.
Il messaggero riportò questa risposta.
Ora il Rabbì, che nella sua posizione pericolosa si afferrava ad ogni bricciolo di speranza, riflettè sulla stranezza della malattia del suo amico. Un'idea gli passò per la mente. Perocchè due giorni dopo la partenza del corriere, egli annunziò ai suoi discepoli che andava «a svegliare il suo amico che dormiva!
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Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano 1883
pagine 551 |
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