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      L'ebreo paga due sorte di tributi: la tassa di Dio e la tassa di Cesare. La tassa del Tempio - mezzo siclo - era stata per molti anni discussa fra i Sadducei ed i separatisti. Questi ultimi avevano finalmente fatto decidere dal sanhedrin che la era forzosa, e che la si doveva pagare al primo del mese di nizan. Questo fondo serviva a comperare le legna da brucio, l'incenso, il pane azzimo, ed a pagare i familiari del Tempio. Il popolo aveva vinto in questo sopra l'aristocrazia che vi era renitente. La tassa di Cesare invece era acconsentita dai Sadducei, e contestata dai separatisti. L'aristocrazia sapeva che il governo costa; che se il popolo non paga, le classi ricche sono responsabili dinanzi alla legge. Il gran sacerdote Ioazar, secondato da Hillel e dai Farisei moderati, aveva persuaso il popolo di pagare questo denaro per ogni testa (ottanta centesimi), ed il popolo aveva pagato - tranne i Galilei che consideravano quella tassa come un segno di schiavitù, e come un'offesa a Dio, mettendo Dio e Cesare all'istesso livello.
      Da questo punto di vista, i Zeloti proponevano al Rabbì una questione capziosa, chiedendogli se si doveva pagare la tassa di Cesare. Rispondeva di no? avrebbe avuto a fare con Pilato. Rispondeva di sì? abbassava Dio al livello di Tiberio.
      Il Rabbì, quantunque in apparenza semplice e ingenuo, scoprì la perfidia. Egli si fece mostrare una moneta ove stava l'effigie di Cesare, e rispose senza rispondere:
      - Rendete a Cesare ciò che è di Cesare.
      E lasciò il Tempio.


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Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1883 pagine 551

   





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