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      Ci opponeva sempre il suo delirio dell'annientamento, dell'assorbimento del popolo in un delegato o vicario di Dio - a noi, classi nobili, classi ricche, classi sacre, che volevamo una repubblica oligarchica! Carezzava la visione d'essere una specie di Faraone sacro sotto l'immanenza di Dio. Voleva abbattere la gerarchia del Tempio e degli ordini sociali. Noi, invece, volevamo innalzar tutto ciò a potere supremo - autorità nell'alto, libertà nel basso, e non più Romani; mentre il Rabbì non sdegnava di dare al suo Dio umanizzato la guardia di Cesare. Gesù mi ascoltò attentamente. Ma, o non mi credette, o gli sembrò opportuno di emanciparsi completamente da noi. Forse egli confidò nelle sue proprie forze, o gli parve che fosse troppo tardi per dare addietro, o contò sopra un concorso imprevisto, incognito a noi. Comunque sia, la sera egli diè ordine ai suoi discepoli di sobillare le masse, ed intrattenere nelle idee della rivolta i Galilei ed i provinciali che venivano alla festa. Egli poi partì la stessa notte, solo per andar incontro alle carovane della Galilea e della Perea che si recavano a Gerusalemme per la via del Giordano. I suoi discepoli che si consideravano già come assisi su quei dodici troni delle tribù d'Israello cui Gesù aveva loro promesso, lo incoraggiarono nella sua ostinazione. Il mio buon senso sembrava loro una viltà. Esaurii il resto di ragioni che la conoscenza degli uomini e delle cose mi suggeriva, poi li abbandonai al loro destino, preoccupandomi soltanto ormai di attenuare la loro caduta, senza venir meno ai miei doveri di cittadino.


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Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1883 pagine 551

   





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