Ma io le ripeto quel verso d'un poeta latino cui Ifide, il mio nuovo buffone, mi ha recitato: Teque, duos putas, uxor, habere cunnos139?
- Spero che Erodiade non comprenda il latino.
- Le donne sanno per istinto tutte le lingue. Ma vediamo, Giuda, ragazzo mio, parliamo un po' del regno di Davide. Codesto Davide mi umilia. Custodire capre, tirar pietre, far versi, suonar l'arpa, rapire delle donne, poi piangere sui loro baci... non è roba da re, codesta? Io sono il successore di Salomone. Io non fabbricherò un altro tempio al mio popolo; quello che abbiamo c'imbarazza di già mica male. Ma rallegrerò i miei sudditi regalandomi il doppio di mogli e di favorite, che non possedette il re della sapienza. Ti mostrerò che corona mi son fatta preparare e che mantello reale. Io invero, mi vi trovo molto ridicolo. Ma darò ordine al mio popolo di trovarmi sublime; e vedremo. Che diavolo! si ha un popolo alla fin fine per fargli fare ciò che si vuole. Che ne pensi tu?
- Esattamente ciò che ne pensi tu, principe mio.
- Ho anticipato di tre giorni il mio arrivo qui perchè desidero mostrarmi al mio popolo. Ho studiato diverse pose le più favorevoli alla mia persona; ma non sono ancora fisso nella scelta. Il mio damo Teseo vorrebbe che mi mostrassi a tavola. L'idea mi seduce. Vi sto molto bene. Poi ciò indica l'abbondanza, ciò dà pazienza al popolo che ha fame. Bisogna pure aspettare che il suo re abbia pranzato, che abbia digerito... diamine!...
- E contentarsi dei resti, se ne resta. Parli d'oro, o principe.
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Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano 1883
pagine 551 |
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