- Gli è precisamente ciò che mi dice il mio liberto Pallas. Ma, un'idea! Qui, non ci sono che io che mi abbia delle idee. E il tuo Rabbì di Nazareth? Egli non accettò la mia intimazione di venire alla casa Dorata. Codesta gente a parole ha sempre delle fantasie stralunate. Ciò non pertanto, se ha lavorato per me, bisogna bene che lo incoraggi. Che posso fare per lui? Ci pensavo per via. Lo nominerò mio fattore ordinario di miracoli, per cullare allegramente i miei riposi.
- Non hai d'uopo di far nulla, principe. Questo ingrato, questo grullo ha preso la strada falsa. Egli ha rifiutato di servirci.
- Codesti Rabbì sono tutti gli stessi: incorreggibili! Giuda, figliuolo mio, ricordami di proclamare, un di questi giorni, che, nel mio regno, è proibito di pensare. Pensare, è cosa malsana per un popolo. La gente che vaneggia, che si nutrisce male, è intrattabile. Ti devi ricordare di quel Giovanni che si rimpinzava di radici e di grilli. Che ritorni in Galilea il tuo Rabbì, allora: lo farò alloggiare nella gabbia delle scimmie.
- Infrattanto bisogna fare ancor meglio, principe mio: bisogna ordinare ai tuoi sudditi di restar tranquilli, di mangiar sobriamente il loro agnello, e ritornarsene in Galilea. La danza che tu sai è aggiornata all'anno prossimo. Pilato fa suonare una certa ridda ai suoi musici che irrigidisce le gambe. Il Romano sa tutto.
- Malannaggia! Ci saria del pericolo per me qui? Rifletti, Giuda, che al mio ritorno il mio istrione Agesilao deve recitare una nuova tragedia di Eschilo.
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Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano 1883
pagine 551 |
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