I discepoli del Rabbì avevano influenzato i Galilei. Questi provinciali si piacevan bene a tartassare nel loro contado il Rabbì, ma malgrado tutto, essi ringalluzzavano di vederlo brillare a Gerusalemme. Non sembrava lor vero di far mentire il ribobolo: «Cosa può venire di buono dalla Galilea?» Il Rabbì poi era andato incontro alla carovana che, partendo dalla Perea e dalla Traconitide, paese popolato dai discepoli del Battista, e da altri siti, preferiva la via più lunga e meno sicura del Giordano e delle gole di Gerico, a quella della Samaria, paese da pagani, piamente odiato. Il Rabbì s'era mischiato ai suoi compatriotti, accarezzando i fanciulli, dicendo una saggia parola ai vegliardi, una dolce parola alle donne.
I ricchi viaggiavano sui muli, i poveri sugli asini, le donne sui cammelli, l'uomo di guerra e di governo a cavallo. Il Rabbì, a mo' dei più poveri, viaggiava a piedi. Ma bentosto e' si addomesticò con tutti, ed attirò a sè tutte le simpatie. Quando egli arrivò sulla cima del monte degli Ulivi, l'8 di nisan (sabato 28 marzo), i suoi discepoli, che avevano già data l'imbeccata alle loro conoscenze di Gennezareth, gli andarono incontro con vive grida, e gli resero conto del risultato delle loro pratiche. Il Rabbì parve contento e rassicurato. Lo era egli veramente? Ne dubito. Perocchè egli che metteva come idea madre della sua dottrina l'elevazione della plebe, la disprezzava forte, o piuttosto ne aveva una pietà vicina al disdegno. Non contava dunque su lei. E' non rinunziava però ai benefizi dell'imprevisto, della versatilità delle masse, di un caso fortunato.
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Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano 1883
pagine 551 |
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