Ebbe paura; sperò; cercò di fuggire; si abbiosciò; si rialzò; tremò ancora; si contenne; reagì; e la sera quando scese in Gerusalemme era ancora arrovellato dalla febbre. Uscì dalla capanna, ove aveva passato la giornata con sua madre, e con quelle donne equivoche che lo seguivano ovunque, e che provvedevano alle sue spese150.
Il sole si coricava dietro il Moriah. Il sanhedrin aveva posto i suoi agenti sorveglianti alle dodici porte delle quattro parti della città affine di seguirlo in qualunque sito egli andasse, e d'impadronirsene nel suo ricovero notturno. Il Rabbì era molto conosciuto dagli ufficiali del Tempio, e da coloro che lo frequentavano. Quindi lo si vide passare per la porta dorata, e lo si accompagnò fino alla casa di Nahum bar Lotan nel quartiere di Ofel, ove Simone e Giovanni gli avevano preparata la cena. La notte scendeva.
Durante tutta la cena, il Rabbì si mostrò molto agitato (egli fu vivamente turbato nel suo spirito, dice Giovanni, XIII, 21). Divagò nei suoi discorsi, per balzi ora pieni di unzione, ora pieni di asprezza. Non mangiò quasi nulla, ma esaminò con uno sguardo inquieto e scrutatore il contegno dei suoi discepoli. I suoi occhi si fermarono sopratutto su di me, carichi di una tal collera, di un tal odio, che io ne rimasi colpito. Che aveva mai contro di me? Alla fine trascinato dalla foga della sua lotta interna, sclamò:
- Uno di voi mi ha tradito.
Questa parola formidabile ci sembrò quasi insensata. Ci guardammo tutti l'un l'altro, non per sorprendere sul viso del traditore le emozioni del tradimento, ma per domandarci se il Rabbì non delirasse.
| |
Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano 1883
pagine 551 |
|
|
Gerusalemme Moriah Rabbì Tempio Nahum Lotan Ofel Simone Giovanni Rabbì Giovanni Rabbì
|