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      Le porte del Tempio, che si aprivano a mezzanotte la vigilia del paschah, stavano per aprirsi; un gran movimento quindi principiava nelle strade.
      In tempo di festa, le porte della città non si chiudevano: però, al di là della cinta, tutto era tranquillo. I rumori misteriosi della notte riempivano l'aria; ogni albero, ogni cespuglio, ogni siepe assumeva una forma ed un'attitudine. Il brulichio della lontana vita risvegliava degli strani echi. Camminavamo lesti. Io udiva i battiti del cuore di Maria soffocare il suo respiro accelerato. Non una nuvola nel cielo, non una stella assente; la luna cantava il suo splendore.
      Ad una cinquantina di passi dalla cascina, di cui scorgevamo la siepe, si rizzava un gruppo di olivi vecchi ed asserrati. I rami, curvandosi sul suolo, facevano quasi una vôlta sulla strada che da quel sito conduce al pressoio. Là il chiaro di luna filtrava appena, e la terra rossastra pareva scura. Traversavamo quel punto della strada, allorchè ci sentimmo afferrare pel braccio. Maria, vergognando del suo travestimento, fece uno sforzo, e lasciando nelle mani delle guardie del Tempio dei brani della sua veste, se la svignò. Io restai preso. Condotto dinanzi al capo gli mostrai l'ordine del sagan. L'ufficiale lo lesse, e mi disse: Sta bene!
      Ma non mi permise di continuar la mia strada. M'accordò soltanto di accompagnarlo.
      In quello stesso momento arrivarono i soldati romani.
      Ci avanzammo allora alla porta del pressoio.
      Le guardie del Tempio circondarono il sito. I Romani si presentarono all'entrata.


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Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1883 pagine 551

   





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